Il giorno di San Martino

 

 

Anni fa, quando la vita dipendeva dai cicli regolari di semina e raccolto il ritorno del sole significava l’inizio di un nuovo ciclo, non solo il  Natale, ma tutti i giorni dell’inverno avevano qualcosa di magico e venivano perciò trascorsi nella celebrazione di riti dedicati ai campi, per assicurare la salute dei greggi e l’abbondanza dei raccolti, al focolare , per proteggere le case, e al fuoco, per scacciare l’oscurità.In Francia, in Germania e in alcune zone della Gran Bretagna, per esempio, l’inverno iniziava con Martinmas – il giorno di San Martino, l’11 novembre – quando coloro che avevano il dono della visione potevano vedere il Santo stesso che cavalcava attraverso le praterie e i campi sul suo cavallo bianco, mentre dal suo mantello cadeva la prima neve della stagione.

Martino fu uno dei primi santi cristiani. In vita era stato talmente generoso da tagliare il suo mantello a metà per scaldare un mendicante infreddolito e da donare la coppa datagli da un imperatore al più umile sei suoi sacerdoti. Era il patrono del vino e delle vigne.

Alla vigilia di questo giorno venivano accesi dei falò e gli animali che non potevano essere nutriti durante l’inverno venivano macellati e le loro carni messe sotto sale. Forse in ricordo dei più antichi sacrifici invernali, il sangue di questi animali veniva talvolta versati sulle soglie di casa dei loro proprietari.

Il giorno di San Martino si celebrava con grandi banchetti in cui si beveva il vino della vendemmia appena conclusa.

In onore del patrono, i bambini tedeschi mettevano delle ciotole piene d’acqua sulla soglia delle porte pregando che il contenuto si trasformasse in vino.

La mattina di Martinmas trovavano davvero le ciotole colme di vino e anche uno speciale biscotto a forma di ferro di cavallo, prova che il Santo era passato di lì in groppa al suo destriero.