Sigla apertura trasmissioni radiofoniche
 

 

 

Non ricordo un divano, forse non l'avevamo proprio in casa. Ricordo una cucina (stanza da pranzo) con una tavola che la mia mamma conserva ancora con le stesse sedie, la stessa credenza e nel muro una nicchia costruita ad arco nella quale stava in bella vista la radio.
Negli anni '60-62 i nostri vicini possedevano da tempo la televisione. Noi no. Un diverbio tra vicini e l'orgoglio della mamma non ci permise di possederne una in quanto, per montare l'antenna i tecnici sarebbero dovuti passare dall'abitazione dei vicini per raggiungere il tetto
Neppure mio padre riuscì a convincerla.
E la radio restò fino agli anni 70-73 l'unico mezzo per conoscere cosa succedeva nel mondo e attorno a noi. Il Bollettino dell'Emilia-Romagna era una sorta di ciò che ora è Rai Regione e sapevi tutto in poco tempo.
Tanto che alcune donne vennero chiamate "il Bollettino" proprio perché incapaci di conservare segreti ed evitare di spargere notizie in breve tempo.
"Chi quella?"
"Si ma è come il "Bollettino dell'Emilia-Romagna" non tace mai."
Durante le serate di San Remo come tanti, approfittavamo della generosità e ospitalità di altri vicini che ospitavano diverse famiglia e insieme  si assisteva al grande spettacolo che incollava l'Italia al nuovo mezzo di comunicazione in bianco e nero.
Avevo dunque questa radio rinvenuta da pochi giorni in soffitta impolverata,, non funzionante, mancante di qualche pezzo e tutto mi è tornato alla mente molto in fretta,  ma era la mia tv.
E la Radio si ascoltava seduti in quella sedia che poi diventava scomoda e per togliere la tensione si appoggiavano i gomiti sulla tavola ma non importava nulla.
Avevo il permesso di toglierla dalla sua dimora due volte alla settimana in occasione di trasmissioni che mi piacevano molto e mi trascinavano in un altro mondo dove riuscivo a vedere ciò che sentivo.

 Alla Domenica potevo ascoltare "Gran Varietà"

una pietra miliare nella storia della radio, che andò avanti ininterrottamente, tranne un anno di pausa nel 1977, dal 3 luglio 1966 all’8 luglio 1979, superando le 600 puntate, un vero record, con 42 serie all’attivo), il nuovo spettacolo presentato da Johnny Dorelli in diretta dall'Auditorio "A" di Via Asiago in Roma  con Amurri e Jurgens
 

Chiudete gli occhi e ascoltate

.... *** Gran Varietà poteva contare inoltre su un “cast” fisso di prim’ordine che rivelava da sé l’impegno e le ambizioni della nuova rivista radiofonica. Il primo cast dello storico varietà radiofonico: Rina Morelli, Mina, Walter Chiari, Alberto Lupo e Paolo Panelli. La regia era di Federico Sanguigni, che quasi fino all’ultimo avrebbe diretto le varie serie, 39 su 42 in totale. Per le ultime 3 gli sarebbe succeduto Umberto Orti. C’era poi in ogni puntata una specie di “Teatrino” nel quale si alternarono a rotazione, per interpretare delle scenette comiche, attori non meno popolari, da Lia Zoppelli a Carlo Campanini, da Gianni Agus a Isa Bellini, da Deddi Savagnone a Riccardo Garrone.

 Rina Morelli, sempre felice di far vibrare certe sue corde umoristiche alla “nata ieri” (non dimentichiamo che fu lei a doppiare sullo schermo Judy Hollyday), era la moglie al mare che “scriveva” un’ironica lettera al marito rimasto in città. Walter Chiari aveva un angolo tutto suo per interpretare i suoi celebri interminabili “monologhi”; Alberto Lupo dedicava invece un satirico madrigale ad uno dei tanti argomenti di stagione che offrivano le vacanze, mentre Paolo Panelli impersonava di volta in volta quei suoi caratteristici personaggi – limite in chiave Cecconi Bruno, modello Studio Uno televisivo. E Mina? A fianco di Dorelli, in ogni puntata, avrebbe con lui duettato e poi cantato una canzone. La prima sigla famosa di Gran Varietà fu proprio di Mina, Sono come tu mi vuoi.

E poi tra scenette, siparietti, ospiti fissi, i cantanti che andavano per la maggiore in quei tempi: Caterina Caselli, Nico Fidenco, Fred Bongusto, Iva Zanicchi, Bruno Lauzi, Bruno Martino, Bobby Solo, Betty Curtis, Tony Renis, Edoardo Vianello, Little Tony, Nicola Arigliano, Jimmy Fontana, solo per citarne alcuni.

Gran Varietà voleva essere uno spettacolo festoso e distensivo che andava a cercarsi il suo pubblico sulle spiagge e sulle utilitarie, in campagna e in montagna, ma anche fra chi restava a casa.. ........**

E io non perdevo una puntata la domenica mattina dalle 9.35 alle 11.00, un'ora e mezza fuori dal mondo. Attaccata a quella radio come se volessi entrarci dentro ascoltavo rapita tutti i rumori di sottofondo le atmosfere sonore che facevano credere di vedere ciò che stava accadendo. Proprio come leggere un libro. Grandi attori e produttori di suoni ambientali tali da sembrar vera l'apertura di una porta, la chiusura della stessa con rabbia, il vento. Tutto metteva in condizioni di essere dentro a quella scatola di legno che emanava solo suoni e alimentava la fantasia.
 

.Era un vero e proprio divertimento. riuscivo a vedere i volti che non conoscevo neppure le espressioni dettate dal tono della voce. La rabbia, la gioia e l'ironia. Perfino i gesti delle mani.
Mi illudevo che davvero fossero in un grande teatro e che i rumori fossero veramente una porta che si apriva, un telefono che squillava, una caduta un soffio di vento. Diventava tutto reale in quell'ora e mezza.
L'altra opportunità di stare accanto alla scatola di legno che parlava era quando c'erano le commedie. Quanta fantasia nell'immaginario di soli suoni eppure divertiva attirava incollava alla radio tanti italiani.
Una volta sintonizzata la frequenza me ne guardavo ben dal toccare i pomelli della radio tanto era facile perder il punto giusto.
Amavo da morire le commedie alla radio, le scenette di Alberto Sordi il cui audio riporto riporto di seguito

"il Vedovo"

 

Chiudete gli occhi e ascoltate

 

Questo è quanto, fin'ora ho raccolto. Tanto basta, per il momento, per conservare nella memoria quegli anni in cui ho desiderato avere una televisione e poter lamentarmi come i miei amici dicendo "anch'io sono andata a letto dopo Carosello".
Ho dovuto attende oltre gli anni '70 dopo il trasloco. Le prime sere non perdevo un minuto e guardavo in quello schermo fino alla mitica sigla di chiusura delle trasmissioni.

 

Poveri vecchi ricordi pieni di emozioni.

Può essere che ritorni su questo argomento perché la radio è stata anche motivo di piccoli litigi domenicali tra coniugi quando lui accompagnava per la classica passeggiata,  tenendola sotto braccio ma ascoltando la partita alla radio tenuta accanto all'orecchio.
Oggi ognuno si fa i fatti propri giocando o lavorando con il cellulare.
Anche a cena con la famiglia.
Cosa poi è cambiato?

 

 

   

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